Home Maestri del vetro Pietro Bigaglia: il genio dell’avventurina che illuminò Murano nell’Ottocento

Pietro Bigaglia: il genio dell’avventurina che illuminò Murano nell’Ottocento

Pietro Bigaglia nacque a Murano nel 1786, figlio di Lorenzo, un importante padrone di fornaci. Sembrava destinato a seguire le orme paterne, ma la sua vita prese una piega inaspettata quando, nel 1807, dopo aver intrapreso gli studi di legge a Padova, fu costretto a tornare a Murano per prendere in mano le redini dell’attività di famiglia a causa della morte del padre.

Un imprenditore visionario

Bigaglia non si limitò a portare avanti l’eredità paterna, ma si dimostrò subito un imprenditore visionario e innovativo. Nel 1815 decise di dedicarsi esclusivamente all’industria delle conterie, intuendo le potenzialità di questo settore. Ampliò la sua fabbrica, introducendo nuove tecnologie come i tubi e le ferrazze per il taglio e l’arrotondamento delle perle, e sperimentando inedite composizioni di smalti e paste vitree.

Il maestro dell’avventurina

Ma il vero capolavoro di Bigaglia fu la riscoperta e il perfezionamento dell’avventurina, quella pasta vitrea scintillante di pagliuzze dorate che era stata la gloria dei vetrai muranesi del Rinascimento. Con tenacia e ingegno, Bigaglia sperimentò nuove ricette e tecniche di lavorazione, riuscendo a ottenere un’avventurina di qualità eccezionale, più trasparente e dai riflessi più brillanti.

I suoi manufatti che combinavano l’avventurina con altri smalti e paste vitree, come l’ossidiana e il calcedonio, suscitarono l’ammirazione di tutti e gli valsero numerosi premi alle esposizioni internazionali, da Vienna a Parigi, da Londra a Milano.

Un innovatore a tutto tondo

Ma Bigaglia non si accontentò di eccellere nella produzione dell’avventurina. Sperimentò continuamente nuove tecniche e materiali, come i vetri filigranati con intarsi di avventurina e smalti colorati e i delicati mosaici in smalti e avventurina, che rivaleggiavano in bellezza con quelli di Firenze e Roma.

Collaborò con i migliori maestri vetrai e perlai di Murano, come i fratelli Franchini, celebri per le loro raffinate canne millefiori, e i fratelli Ongaro, specialisti dei vetri filigranati e reticolati. Dalla sua fabbrica uscirono oggetti di straordinaria bellezza e virtuosismo tecnico, come raffinati calici, vasi, lampade e gioielli in vetro.

Un lascito imperituro

Pietro Bigaglia si spense a Murano nel 1876, dopo una vita interamente dedicata all’arte vetraria. Lasciò in eredità non solo una fiorente industria, ma soprattutto un patrimonio di conoscenze, tecniche e capolavori che avrebbero ispirato generazioni di vetrai muranesi.

Oggi, ammirando i suoi manufatti conservati al Museo del Vetro di Murano, non possiamo che restare abbagliati dalla genialità e dalla maestria di questo grande protagonista dell’arte vetraria muranese dell’Ottocento. Pietro Bigaglia, con la sua passione e la sua visione, seppe far risplendere di nuova luce l’antica tradizione del vetro di Murano, aprendo la strada all’innovazione e alla modernità.

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